CIRCO MASSIMO 24.06.2001

Quella Notte è ancora Nostra...

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  1. ValeRioASR
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    20 anni fa, oggi, eravamo tutti lì .. QUELLA NOTTE E' ANCORA NOSTRA

    Lo diceva Nils Liedholm che vincere uno scudetto a Roma equivale a vincerne dieci a Torino o a Milano. Forse perché aveva negli occhi quella assemblea di gente felice che lo sollevò da terra al fischio finale di Genoa-Roma l’8 maggio 1983, oppure più banalmente raccontava un’esperienza attraverso parole che poi abbiamo fatto nostre e ancora oggi sentiamo come una convinzione, un tratto distintivo.

    Del resto sono i fatti a dimostrarlo, quelli che molto spesso valgono più delle parole, soprattutto nel caso in cui le parole possono sembrare un ritornello dal sapore vagamente consolatorio per una tifoseria poco avvezza alle vittorie.

    Il nostro terzo scudetto, al quale la memoria corre speditamente in queste giornate di ricorrenza del ventennale, sancì in definitiva la conferma di quella frase pronunciata dal Barone e poi ripetuta e tramandata nel corso degli anni anche a beneficio dell’ultima generazione di romanisti, quella che a oggi non ha ancora conosciuto quella sensazione. Perché quei fiumi di gioia viva che inondarono la Capitale dal 17 giugno in avanti furono un autentico prodigio incastrato in un risultato sportivo, la vittoria di uno scudetto appunto.

    Eppure, per l’Italia che ci guardava in diretta televisiva la sera del 24 giugno al Circo Massimo poteva sembrare che ne stessimo davvero festeggiando dieci di scudetti, tanto leggere erano le nostre anime che si distendevano sulle note di Antonello Venditti in un tripudio di bandiere al vento e sorrisi estatici sui volti.

    Quella notte di inizio estate ci sentivamo liberati da un’attesa che ci aveva fatto trasalire la pelle, non tanto o non solamente quella dal secondo scudetto durata diciotto anni quanto piuttosto quella che va esattamente dal goal di Pecchia a Napoli al goal di Batistuta in Roma-Parma. Quella fu un’attesa speciale, per certi versi dolcissima, perché in fondo conteneva la certezza che, diversamente dal sabato del villaggio di leopardiana memoria, il dopo sarebbe stato ancora più bello.

    Avevamo trovato un approdo, tutto l’Amore che cercavamo era lì per noi quella Domenica al Circo Massimo, e non ci mancava nulla, come in quei rari istanti del quotidiano nei quali si riesce a stabilire una sintonia tra la nostra interiorità e il mondo che ci circonda. A pensarci bene fu anche una notte nella quale Totti, Montella, Candela, Zebina, Lupatelli e D’Agostino (i sei calciatori presenti alla festa) poterono immergersi come non mai dentro la Bellezza dell’essere romanisti, in una condivisione da calcio romantico tra squadra e tifosi della gioia per un traguardo raggiunto.
    Venditti chiuse il concerto con il brano inedito “Che c’è”, una canzone il cui testo è ricco di parole scelte per scandire il nostro stato d’animo in quei meravigliosi giorni del 2001. Poco prima il Presidente Sensi aveva rivolto una dedica speciale a Dino Viola e Agostino Di Bartolomei, assenti presenti a una notte d’Amore che, se davvero ricordare è vivere, rimarrà un valore assoluto tra le nostre memorie giallorosse.
     
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