[Mini-Recensione] Muse - The 2nd Law

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  1. DonnieDarko1989
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    Piccola premessa. Origin Of Symmetry, con tutta la sua esplosiva creatività e la sua indiscutibile arte, così come il maestoso quanto surreale ed apocalittico Absolution, rimarrà, rimarranno, per sempre nella memoria di tutti noi come quella che è, che sono, la definizione della parola "Muse". Se un ascoltatore poco attento, che non ha dato un'occhiata al panorama mainstream delle rock band negli ultimi anni, improvvisamente dovesse da noi venire, chiedendoci: "Scusa, ma cosa sono stati i Muse?" Noi probabilmente gli faremmo ascoltare una Plug-in Baby, una Stockholm Syndrome qualsiasi, come è giusto che sia.

    The 2nd Law è infatti l'evoluzione naturale di quello che Matt e compagni sono voluti diventare con lo sperimentale ma parzialmente riuscito Black Holes ed il complicato e delicato passaggio attraverso gli ampi spazi musicali attraversati con Resistance, seppur non dimenticando del tutto il passato, pur creando l'inevitabile frattura con quella spensierata giovinezza che all'epoca riuscì a tirar fuori tutto l'estro di questi tre talentuosi ragazzi.

    Delusione? Solo in parte. Se si pensa di voler a tutti i costi un album dove, da salvatori della patria, si ritorni ai fasti di un tempo, allora si: l'ultimo lavoro dei Muse vi deluderà. Se invece, considerando le inevitabili esperienze di vita che condizionano la creatività di un'artista, ci si aspetta un album più maturo, sperimentale ma ben definito allo stesso tempo, accorto alle nuove evoluzioni musicali ma che getti sempre un occhio verso l'Olimpo del Rock, allora quest'album vi sorprenderà in positivo. L'opera è un riassunto di quanto i Muse hanno prodotto fino ad oggi, coinvolgendo tramite occhiute citazioni, gli artisti più significativi che hanno ispirato la loro carriera.

    Partiamo subito scacciando via le dicerie sulla voce di Matt Bellamy, che secondo alcuni sarebbe calata già dai tempi di Resistance: The 2nd Law si apre con Supremacy, una sorta di Kashmir dei nostri tempi; un Matt Bellamy potente, brillante ed a proprio agio non si sentiva così da tanto tempo. Supremacy è un brano solenne e coinvolgente, una riassunto di quanto elaborato ai tempi Absolution; è inevitabile sentire dei brividi sul falsetto del leader nel meraviglioso ritornello. E' questo il leitmotiv dell'album: dare all'ascoltatore qualcosa di già conosciuto, citando grandi maestri del passato, ma che sia allo stesso tempo innovativo e coinvolgente, mai banale, fondendo il tutto con stile ed imprevedibilità, ormai marchi di fabbrica dei Muse. Panic Station nè è la prova: un po' Another One Bites The Dust dei Queen, un po' Kiss di Prince; così come Explorers, dove viene citato per l'ennesima volta Mercury, o la "bonovoxiana" Big Freeze. Se vi aspettate onnipresenti riff di chitarra, siete sulla strada sbagliata. Matt in quest'album usa la sua chitarra solo per impreziosire e ricamare su di un brano, dove ormai l'elettronica è incastonata nella maggior parte delle melodie portanti. La Rock/Dubstep di Unsustainable, la moderna "Numb" Madness, dove è presente un raffinato assolo di chitarra, e la "pura" Dubstep di Follow Me, ne sono la prova. Quest'ultimo è brano che farà parecchio discutere a causa della sua natura puramente Dance, seppur, bisogna ammettere, che è tuttavia ascoltabile e si fonde bene con il resto dell'album, ancor di più se sono presenti interessantissimi brani come Animals e come la "rapsodia artistica" Survival. Interessanti anche le prove canore del bassista Chris, anche bisogna sottolineare come Matt sia la vera anima carismatica dei Muse, quello che ha reso la band ciò che è oggi, ciò che gli ha fornito un'impronta indiscutibile e subito riconoscibile. I due brani da lui interpretati, Save Me e Liquid State, sembrano infatti appartenere ad un'altra -validissima, seppur priva di personalità- rock band inglese di ultima generazione.

    Dando uno sguardo al moderno panorama musicale, soprattutto dando uno sguardo in Inghilterra, dove ormai sono innumerevoli le boy band fornite di chitarra rock/funky, i Muse riescono ancora una volta ad essere una boccata di ossigeno per il moderno panorama musicale, categoria flusso rock mainstream; non riavremo mai i Muse per come li intendiamo, per quello che ci hanno regalato in passato. Oggi abbiamo, ed avremo, una band che sa evolversi album dopo album, che sa regalarci nuovi sound e sperimentazione ma che allo stesso tempo si fa apprezzare nell'immediatezza grazie allo stile inconfondibile col quale si unisce classico al moderno, aggressività e raffinatezza. Che riesce insomma a regalarci album come The 2nd Law.

    Voto: 7.5
     
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0 replies since 25/9/2012, 14:42   351 views
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